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Laboratori multidisciplinari, conoscenza del contesto locale e spazi ibridi

La consultazione avviata dal Governo su come migliorare la qualità del sistema di istruzione ha aperto il ragionamento a idee e progetti da realizzare.

In base all'esperienza di Officina Emilia, proponiamo un contributo alla stanza virtuale in cui si discute di laboratori palestra d'innovazione . A integrazione dei 1000 caratteri ammessi sul sito ecco una sintesi della nostra proposta.

Laboratori multidisciplinari, conoscenza del contesto locale e spazi ibridi
a cura di Paola Mengoli e Margherita Russo

A Modena, tra il 2005 e il 2012, per iniziativa dell’Università, è stato possibile realizzare con successo il programma di ricerca-azione Officina Emilia (analisi, strumenti e valutazione dei risultati sono consultabili on line www.officinaemilia.unimore.it) che ha messo in chiaro come servano laboratori con innovative attività didattiche che coinvolgano più discipline.

Non basta sviluppare conoscenze STEM (science, technology, engeneering and mathematics), ma occorre promuovere un’educazione contestualizzata che possa intrecciare scienze, tecnologie, ingegneria e matematica con l’economia, la sociologia e la storia per consentire ai giovani di interpretare ciò che li circonda, di comprenderne i limiti e le potenzialità. Per comprendere il funzionamento della produzione industriale, l’organizzazione del lavoro, i caratteri delle professionalità e delle carriere, i problemi ambientali e i problemi dello sviluppo sono indispensabili concrete connessioni tra più ambiti disciplinari. Il senso di appartenenza, la consapevolezza del patrimonio economico e sociale del territorio sono elementi centrali della costruzione di competenze professionali, oltre che di competenze di cittadinanza.

La collaborazione con le imprese deve potere andare oltre le occasioni di addestramento e professionalizzazione. Senza sottovalutare il contributo degli apprendimenti che si creano sul luogo di lavoro, si possono e si devono costruire apprendimenti dei luoghi di lavoro e produzione.

Occorrono competenze adeguate all’interno delle scuole, o forse ci sono competenze frammentate che andrebbero composte. Occorrono capacità progettuali che si pongano a fianco di scuole di indirizzo differente e mettano a disposizione competenze di ricerca, per monitorare i processi e valutarne i riflessi sulla formazione dei giovani, non solo nel breve, ma nel medio- lungo periodo. Il Museolaboratorio di Officina Emilia ha offerto uno spazio “ibrido” nel quale insegnanti, tecnici, lavoratori e imprenditori, funzionari pubblici, insieme ai ricercatori hanno profittato di contributi e mezzi, non disponibili nelle scuole, per sperimentare efficaci azioni educative per gli studenti, dalle scuole dell’infanzia fino al termine delle secondarie di secondo grado.

La costituzione, o la valorizzazione, di spazi ibridi può sostenere la realizzazione di azioni educative che integrano conoscenze e competenze multidisciplinari con capacità pratiche, di progettazione e di creazione in stretta connessione con i contesti locali/regionali. La sperimentazione, già condotta da Officina Emilia, suggerisce di attivare una rete di spazi ibridi, ossia di luoghi entro cui si aggregano competenze e responsabilità differenti, per lavorare insieme con strumenti anche molto differenti, condividendo finalità, strategie, concretezza e metodi di sperimentazione, controllo e verifica. In questa prospettiva, occorre selezionare una varietà di contesti entro cui collocare tali spazi e la sperimentazione delle azioni innovative che devono coinvolgere in maniera efficiente tutte le istituzioni scolastiche e formative ad ogni livello e grado. Tra i contesti che maggiormente richiedono attenzione emergono i territori che sono sede di distretti industriali, al fine di intervenire per sostenere la ri-generazione delle competenze tecniche e professionali necessarie per la re-industrializzazione e l’innovazione di processi e prodotti. Oltre a questi, si devono con cura selezionare quei contesti che, al contrario, si trovano privi di situazioni consolidate di produzione e scambio nei mercati internazionali, e proprio per questo necessitano di valorizzare capacità o patrimoni specifici, che in primo luogo devono essere conosciuti.

La definizione di programmi di azione innovativa, che coinvolgano direttamente il sistema educativo nei territori, ha bisogno di un modello di valutazione in itinere dei processi attivati e degli esiti ottenuti, con un’analisi controfattuale. Per questo, la collaborazione delle Università, dei centri specializzati di ricerca e in generale dei giovani che in questi anni hanno acquisito competenze specifiche è assolutamente indispensabile. Infine, se da un lato occorre che negli spazi ibridi vengano valorizzate le competenze locali (di università, centri di ricerca, imprese, altri attori capaci di alimentare nuove conoscenze) dall’altro si deve prevedere l’innesto nel contesto locale di altre conoscenze e pratiche, di cui ci sia bisogno per cambiare la traiettoria seguita fino a questo momento.

Per delineare strumenti efficaci per sostenere un’azione da estendere a tutte le scuole, è necessario irrobustire la sperimentazione già condotta da Officina Emilia.

In particolare, proponiamo quattro tappe di un piano di azione:

1. Individuazione degli spazi ibridi più fecondi, valorizzando quelli che ci sono, e costruzione di una rete di collegamento, che miri a integrare competenze e a diffondere le pratiche migliori finalizzate ad incidere sul funzionamento del sistema educativo locale, attraverso attività didattiche multidisciplinari. Non solo musei o fab lab, ma anche attività di tipo culturale (come ad esempio alcune di quelle cresciute attraverso azioni di uso temporaneo di spazi pubblici in disuso) che riescono a favorire il senso di appartenenza ad una comunità e la cura dei beni comuni, a partire da una conoscenze dei complessi problemi delle comunità locali.

2. Selezionare quattro o cinque ambiti territoriali su cui sperimentare per tre anni un’azione complessa che incida sul funzionamento del sistema educativo, per analizzare le problematiche dell’implementazione di tale azione in diversi contesti sociali, economici e produttivi. Proposte esemplificative: a. Contesti locali a forte specializzazione meccanica: Modena (Officina Emilia&Aster), Bologna (Museo patrimonio industriale) Reggio Emilia (FabLab & Tecnopolo) b. Contesti locali a forte specializzazione tessile abbigliamento: Prato (Museo del tessuto) c. Contesti locali di elevata complessità e marginalità: Giugliano (Napoli)

3. Condividere e riformulare le pratiche laboratoriali in spazi ibridi da realizzare con le classi, le imprese e le comunità locali, delineando un protocollo della sperimentazione che consenta di validare e valutare l’efficacia dell’esperienza. Valorizzare piattaforme on line per la condivisione di strumenti, procedure e metodi

4. Individuare le competenze necessarie per sostenere una simile sperimentazione, e a regime per realizzarle in modo ordinario nel contesto scolastico. Nella sperimentazione sarà necessario valorizzare le capacità progettuali di giovani che hanno percorsi formativi di elevato profilo, anche in dottorati di ricerca in Italia e all’estero, e che hanno maturato capacità di lavoro in ambienti altamente innovativi e strutturati in azioni condotte da team multidisciplinari, che vanno dalla progettazione e analisi di sistemi complessi, alla comunicazione, che includano conoscenze tecnologiche e ingegneristiche in diversi ambiti, ma anche conoscenze economiche, storiche, artistiche, sociologiche, statistiche in una prospettiva multidimensionale che contribuisca a valorizzare e intrecciare memoria e innovazione nel contesto locale.

 

[Ultimo aggiornamento: 13/11/2014 19:26:32]

 

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